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Parliamo di etica dell’IA, ma aziende e PA l’hanno mai avuta? Quale etica viene prima?

L’etica è una parola potente, carica di significato e aspirazioni. Eppure, troppo spesso sembra una promessa disattesa, un concetto svuotato nel momento in cui viene calato nella realtà delle aziende, delle istituzioni e perfino delle relazioni interpersonali. Oggi si parla molto di etica nell’intelligenza artificiale, ma come possiamo sperare di gestire responsabilmente l’innovazione tecnologica se, nella quotidianità, mancano le basi di un’etica condivisa e autentica?

In molte aziende italiane, l’etica sembra più una bandiera da sventolare che una pratica concreta. Il rispetto delle persone, la valorizzazione dei dipendenti, la loro formazione e crescita personale dovrebbero essere principi cardine di ogni organizzazione. Eppure, spesso ci troviamo di fronte a un sistema che premia la competizione sfrenata, ignora i momenti di difficoltà personale dei collaboratori e si affida a micromanager incapaci di esercitare una leadership empatica. Questi micromanager, privi di intelligenza emotiva, sono rapidi nell’additare chiunque si trovi in difficoltà, più interessati a compiacere i superiori che a risolvere i problemi reali. Invece di costruire un clima di collaborazione, alimentano relazioni conflittuali e malate, danneggiando il benessere dell’intero team. In questo contesto, l’etica sembra sparire, soffocata dall’ego e dall’ambizione personale.

Se volgiamo lo sguardo alle istituzioni, il quadro non è più roseo. Si parla spesso di raccomandazioni, nepotismo e appalti pubblici affidati agli amici, travestiti da consulenze o contratti convenienti. I concorsi pubblici sembrano talvolta una mera formalità, dove il vincitore è già deciso, e dove il “figlio di” avanza senza ostacoli verso posizioni di potere. Nel settore pubblico, non è raro incontrare manager che considerano l’azienda pubblica come un’estensione della propria sfera privata. Questo atteggiamento, così diffuso, compromette non solo l’efficienza del sistema, ma anche la fiducia dei cittadini. Il baronismo accademico, poi, è un altro esempio lampante: nelle università, il merito è spesso schiacciato dalla logica delle cordate e delle conoscenze personali.

È fondamentale parlare di etica nell’intelligenza artificiale. Le tecnologie avanzate devono essere utilizzate in modo trasparente, equo e responsabile, garantendo che non perpetuino bias o discriminazioni. Ma quale senso ha parlare di un’etica così sofisticata quando manca la base morale su cui costruirla? L’etica nell’IA è importante, ma non può precedere l’etica umana. Come possiamo sperare di programmare algoritmi imparziali se le persone che li sviluppano o li utilizzano agiscono secondo logiche di favoritismo o tornaconto personale?

Un sistema etico credibile deve partire da un cambiamento culturale profondo. Le aziende e le istituzioni devono impegnarsi nel rispettare le persone, promuovendo il benessere e il sostegno nei momenti di difficoltà. Solo una leadership basata sull’empatia e sulla capacità di comprendere le necessità degli altri può creare ambienti sani e produttivi. Il merito deve tornare al centro delle decisioni, eliminando favoritismi e raccomandazioni, perché senza meritocrazia non c’è futuro per l’innovazione. Ogni organizzazione ha il dovere di educare i propri leader a uno stile di guida che metta al centro la valorizzazione del potenziale umano. È necessaria una vera lotta contro la corruzione e il favoritismo, fenomeni che, se non affrontati, continueranno a erodere la credibilità delle istituzioni e delle aziende.

L’etica non è un’opzione, ma una necessità. Se vogliamo costruire un futuro in cui l’intelligenza artificiale e le tecnologie avanzate siano davvero al servizio dell’umanità, dobbiamo prima risolvere le nostre mancanze etiche quotidiane. Serve una rifondazione, un ritorno ai principi fondamentali di onestà, rispetto e responsabilità. Solo quando l’etica sarà prioritaria nelle aziende, nelle istituzioni e nelle università, potremo affrontare con credibilità i temi più complessi, come l’etica dell’IA. Ma prima di tutto, dobbiamo chiederci: Quale etica viene prima?

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